In un’epoca segnata da emergenze climatiche, crisi energetiche e instabilità geopolitica, la finanza sostenibile emerge come una leva fondamentale per guidare la transizione verso un’economia più equa, resiliente e a basso impatto ambientale.
Non a caso la cosiddetta green finance – ovvero l’insieme di strumenti, strategie e investimenti che promuovono progetti a beneficio dell’ambiente e della società – è oggi al centro delle politiche economiche internazionali.
Non si tratta soltanto di un adeguamento normativo: la finanza sta evolvendo in direzione proattiva, accelerando l’innovazione tecnologica, sostenendo lo sviluppo delle imprese e creando valore condiviso per le comunità. Ma in un mondo attraversato da divisioni politiche e interessi contrastanti, riuscire a costruire una strategia finanziaria globale e sostenibile rappresenta ancora una sfida aperta.
In questo contesto si inserisce anche il crescente ruolo della Green FinTech, ovvero l’incontro tra tecnologie digitali e finanza sostenibile, che consente di sviluppare strumenti innovativi e trasparenti per supportare la transizione ecologica.
Green finance: dalle origini alla rivoluzione ESG
La finanza sostenibile nasce come risposta all’esigenza di integrare la responsabilità ambientale, sociale e di governance (ESG) nelle logiche economiche. Le sue radici affondano nei primi anni Novanta, quando il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) lanciò la “Financial Initiative” (1991), seguita dalla dichiarazione di principio del 1992 sugli istituti finanziari e lo sviluppo sostenibile.
Il salto di paradigma avviene però a partire dal 2015 con due eventi chiave: l’Accordo di Parigi sul clima e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. A livello europeo, la svolta normativa arriva nel 2018 con l’“EU Action Plan on Financing Sustainable Growth”, che inaugura una stagione di regolamentazione articolata e stringente.
Oggi la finanza sostenibile include un’ampia gamma di attività: dalla green finance in senso stretto — ovvero gli strumenti finanziari orientati all’ambiente — alle pratiche sociali e di governance che completano il framework ESG.
Le banche e le istituzioni finanziarie hanno istituito unità interne dedicate, rivisto modelli organizzativi e introdotto nuovi prodotti in grado di rispondere alla normativa e di generare nuove opportunità di mercato.
Parallelamente, si sta affermando l’utilizzo di tecnologie digitali come blockchain e intelligenza artificiale per tracciare, misurare e certificare gli impatti ambientali e sociali degli investimenti. È questo l’ambito della Green FinTech, che integra l’innovazione tecnologica nei processi ESG, facilitando la trasparenza, la rendicontazione e l’accesso ai mercati sostenibili.
Questa evoluzione si intreccia con la finanza sociale e digitale, in cui l’accessibilità da remoto e la democratizzazione degli investimenti sostenibili (come, ad esempio, il crowdfunding ambientale o la sottoscrizione digitale di green bond) rappresentano una delle frontiere più promettenti.
Obblighi e strategie: cosa guida davvero la finanza sostenibile
Negli ultimi anni, il settore bancario ha investito risorse crescenti nell’integrazione della sostenibilità, bilanciando tra obblighi normativi e iniziative strategiche. Le attività “mandatory” si concentrano sulla conformità alla regolamentazione europea, in particolare SFDR, Tassonomia e CSRD, attraverso la produzione di report ESG e l’adozione di specifici indicatori di performance. Ne sono esempio il Green Asset Ratio (GAR) o il Bilancio di Sostenibilità – entrambi introdotti da istituti bancari – che riflettono la crescente importanza della trasparenza per investitori, clienti e stakeholder.
Parallelamente, le attività “strategiche” si spingono oltre la compliance e mirano a sostenere la transizione ecologica attraverso soluzioni innovative e accessibili come il finanziamento di progetti nell’ambito di energie rinnovabili, dei processi di decarbonizzazione o come l’implementazione di strumenti digitali per misurare l’impronta di carbonio dei consumatori e incentivare scelte di acquisto più consapevoli
Queste soluzioni, tipiche della Green FinTech, rendono la sostenibilità parte dell’esperienza quotidiana del consumatore, sfruttando tecnologie mobili e dati in tempo reale per guidare decisioni finanziarie responsabili.
Queste iniziative non solo rafforzano la reputazione delle banche, ma costruiscono un ecosistema in cui il cliente — corporate e retail — è parte attiva della sostenibilità.
Strumenti e innovazione: l’evoluzione della finanza verde
La cassetta degli attrezzi della finanza sostenibile si è notevolmente arricchita nel tempo. Tra i prodotti consolidati figurano i Green Bond, destinati al finanziamento di progetti ambientali, i Social Bond, legati a obiettivi sociali, e i Mutui Green, che premiano l’efficienza energetica degli immobili. Sempre più diffusi anche i Sustainability-Linked Loans, i prestiti vincolati al raggiungimento di specifici KPI ESG da parte delle aziende, e i fondi di investimento ESG.
A questi si affiancano soluzioni emergenti. I Transition Bond, ad esempio, sono pensati per le industrie altamente emissive che si impegnano in un percorso di decarbonizzazione. La Blended Finance combina capitali pubblici e privati per attrarre investimenti in settori ad alto impatto sociale e ambientale, mentre il Carbon Financing, basato su crediti di carbonio certificati, crea mercati secondari che premiano chi riduce o compensa le emissioni.
L’utilizzo dei dati gioca un ruolo cruciale anche in ambito ESG, in particolare alcuni istituti finanziari stanno raccogliendo le informazioni sui Clienti e sviluppando un sistema di rating ESG che consente alle PMI di accedere a prestiti sostenibili con condizioni che migliorano automaticamente e progressivamente al crescere dell’indice di ESG.
Le banche hanno inoltre indirizzato parte dei propri investimenti verso progetti di sviluppo interni, ad esempio aumentando l’approvvigionamento di energia elettrica da fonti rinnovabili o ponendosi degli obiettivi di riduzione delle emissioni, ed esterni, come ad esempio il finanziamento di interventi di riforestazione di aree degradate o deforestate o di iniziative a tutela della comunità. Se è vero che in un primo momento le banche si sono concentrate sulla componente Eenvironmental (E) dell’ESG, adesso stanno progressivamente colmando il divario con iniziative ad impatto Ssocial (S), come ad esempio l’erogazione di finanziamenti sociali sotto forma di microcrediti, l’implementazione di piani di up- e re-skilling, la creazione di gruppi di sostegno per la salute mentale, e Ggovernance (G), aggiornando i codici etici, aumentando la trasparenza e implementando sistemi di whistleblowing anonimi e protetti.
Un ruolo centrale è assunto dai Green Desk, sportelli interni agli istituti bancari dedicati al supporto tecnico e finanziario di imprese e progetti green. Le attività spaziano dalla consulenza tecnica, ad esempio supportando le PMI nella definizione di piani di sviluppo sostenibile, agli audit energetici per migliorare l’efficienza delle aziende.
In parallelo, si diffondono piattaforme Green FinTech che automatizzano l’analisi di sostenibilità, integrano strumenti di calcolo dell’impronta carbonica e permettono di accedere a prodotti ESG in modo digitale e immediato.
Green Deal europeo: un nuovo patto tra finanza e ambiente
Il Green Deal 2030 rappresenta il cuore della strategia europea per la sostenibilità. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 attraverso una trasformazione profonda dell’economia, fondata su energie rinnovabili, efficienza energetica e inclusività. Per il settore finanziario, questo significa abbandonare un ruolo puramente intermediario per diventare facilitatore e protagonista della transizione, rafforzando questa posizione con iniziative strategiche a testimonianza tangibile dell’impegno degli operatori.
Accanto a queste, la Green FinTech fornisce soluzioni chiave per digitalizzare la gestione dei fondi verdi, automatizzare la rendicontazione climatica e ampliare l’accesso a prodotti sostenibili tramite interfacce user-friendly e personalizzate.
Le opportunità non mancano: accesso a fondi europei e PNRR, sviluppo di nuovi prodotti finanziari, valorizzazione del brand e delle metriche ESG. Ma ci sono anche sfide complesse: adeguarsi alla normativa, evitare il rischio di greenwashing, e soprattutto formare nuove competenze.
Come sottolineato in un recente report dell’European Banking Authority (EBA), la transizione sostenibile richiederà un massiccio investimento in education e cultura organizzativa, per evitare che l’innovazione resti confinata a comparti specialistici.
La finanza sostenibile come elemento differenziante per la clientela
Il mondo finanziario ha una grande opportunità di valorizzare gli investimenti in sostenibilità, trasferendo ai clienti finali i benefici raggiunti. Da un osservatorio di Visa del 2023 emergeva già che il 47% degli italiani richiedeva servizi bancari e di pagamento sostenibili, e un italiano su cinque era interessato all’impatto dei propri acquisti sull’ambiente. Questo tipo di esigenze è ancora più forte nelle generazioni più giovani, come quella dei Millennials: in particolare, il 27% dichiara che sarebbe disposto a cambiare banca per una più green.
Una buona parte della clientela afferma di cercare, nell’istituzione finanziaria, un partner che possa supportarla nel raggiungimento dei propri obiettivi di sostenibilità. Vorrebbero, ad esempio, incentivi al comportamento virtuoso, come programmi di loyalty che valorizzino in modo più incisivo le spese sostenibili, oltre a carte emesse in materiali riciclati o riciclabili.
Per le banche, l’acquisizione di nuovi clienti che si affacciano al mondo finanziario rappresenta un’opportunità concreta: la sostenibilità non è più soltanto un elemento regolamentare, ma soprattutto un’occasione per offrire servizi che si intrecciano con i valori della propria clientela.
La finanza sostenibile: un’opportunità di sistema
Concludendo, appare evidente come la finanza non sia più un semplice veicolo di capitali, quanto piuttosto un attore cruciale della trasformazione sostenibile. Se ben orientata, può accelerare il cambiamento, promuovere inclusione sociale, valorizzare territori marginalizzati e favorire una crescita equa. Ma per farlo serve visione, coordinamento internazionale e capacità di integrare metriche ambientali, sociali e di governance in ogni decisione economica.
Come ricordato dall’International Energy Agency, per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sarà necessario mobilitare oltre 4.000 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 in investimenti sostenibili.
Un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile anche grazie al contributo della Green FinTech, che rende più efficienti, inclusivi e scalabili i processi della finanza sostenibile, ponendosi come anello di congiunzione tra economia reale e tecnologie emergenti.
In questo scenario, la finanza può e deve farsi ponte tra le esigenze dell’economia reale e le urgenze del pianeta, con strumenti solidi, trasparenti e misurabili. Non è solo una questione di regolamenti, ma di responsabilità e futuro condiviso.
BIP affronta il tema con l’esperta del settore
Paola Capitanio, Partner, BIP